MANIFESTAZIONE ANNULLATA
Il 24 Febbraio del 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina.
Questo crimine è l’ultimo atto di un conflitto che prosegue dal 2014 e che rappresenta solo l’ultimo capitolo della sanguinosa politica autoritaria di Vladimir Putin.
Il 16 Marzo 2022 l’esercito russo bombarda il Donetsk Academic Regional Drama Theatre di Mariupol.
Il teatro era divenuto rifugio per civili, chiaramente segnalato all’esterno dalla scritta “bambini” presente su due lati del cortile esterno all’edificio. Secondo Associated Press la stima dei morti è tra i 300 ed i 600 civili [1]
Per l’Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE) e Amnesty International l’evento è un crimine di guerra, mentre in Russia la giornalista Maria Ponomarenko viene condannata a sei anni di colonia penale per aver parlato dell’evento sul suo canale Telegram.
Difronte a questa dimostrazione di disumanità il pianista Alexander Romanovsky decide di inscenare un concerto in onore del massacro di fronte lo stesso teatro.
Il Royal College of Music di Londra sospende l’incarico da insegnante del pianista a seguito della vicenda [2], mentre in Svizzera la sua esibizione viene cancellata. L’unico luogo in cui il pianista sembra trovare ancora fortuna è in Italia ed in Russia.
La sua prossima esibizione è prevista il 23 Gennaio presso l’Aula Magna dell’Università “La Sapienza” di Roma, cosa che reputiamo sia contraria ad ogni valore ed insegnamento che l’accademia italiana ha il dovere e l’onore di tramandare.
Per questo abbiamo inviato presso l’Università e l’Istituzione Universitaria dei Concerti una lettera per chiedere una presa di posizione verso l’artista, richiesta che non ha, al momento in cui scriviamo, ricevuto risposta.
Sentiamo nostro dovere civico informare la popolazione e l’Università che certe scelte hanno una responsabilità civica e vogliamo dimostrare e manifestare il nostro dissenso. Fornire spazi pubblici, con l’aggravante dell’appartenenza accademica, a chi decide liberamente di supportare un regime invasore, esibendosi nel luogo che più rappresenta la mancanza del rispetto dei diritti umani, non può trovare spazio presso l’Università italiana.
Chiediamo che anche La Sapienza abbia il coraggio, come altre istituzioni, di ribadire i valori costituzionali e di diritto internazionale che tutelano la vita dei civili. L’accademia tutta ha il compito di rimarcare questi valori anche nella scelta dei propri interlocutori e invitati. Sperando che in Italia si lasci sempre meno spazio a chi sostiene crimini di guerra, noi continueremo a vegliare e denunciare questi fatti, per un Italia democratica, libera ed europea.
No. La censura, come quella presente in Russia, è subire una punizione per l’espressione di una opinione o di un pensiero. Noi non vogliamo che Romanovsky sia punito, ma che non gli siano concessi spazi pubblici finanziati da cittadini che aderiscono ai valori costituzionali e crediamo che chiunque dovrebbe prendere le distanze dal partecipare ad un concerto simile. Propriamente è associabile ad un boicottaggio.
In Italia e nel mondo libero l’azione civica, che include il boicottaggio, è comune per indirizzare la politica e far pesare i propri valori nel contesto circostante. Ci sono boicottaggi per motivi ecologici, per motivi etici, per motivi economici. Noi vogliamo sostenere un’azione civica basata sul rifiuto e la repulsione che i crimini russi generano in noi.
Come incontro tra diverse associazioni e cittadini l’impegno nasce dal rifiuto dei crimini di guerra che avvengono in Ucraina per mano russa, ma trovano particolare tolleranza in Italia. Questo è il nostro punto. Ogni singolo cittadino ed ogni associazione avrà sicuramente impegni ed interessi terzi a cui dedicherà altrettanta passione. Non crediamo però che sia utile, per un’azione civica, muoversi secondo una “lista della spesa” che includa ogni problematica possibile. Il nostro punto, oggi, è la permeabilità della propaganda russa sulla società italiana. Una debolezza che rischia di danneggiare la nostra democrazia nelle fondamenta.
Alexander Romanovsky è un pianista nato in Ucraina e naturalizzato italiano. Non c’è ragione etnica ma unicamente politica a muovere il nostro dissenso.
Ripetiamo: Romanovsky può suonare dove vuole. Compresi teatri abbattuti con centinaia di civili all’interno, a quanto pare. Solo che le azioni portano conseguenze che devono far parte del curriculum di una persona. Come suonare in luoghi prestigiosi può concedere il titolo di “grande artista” ed aprire le porte di accademie e scuole di musica, così suonare in luoghi carichi di significato sostenendo le stragi avvenute crediamo dovrebbe generare nel pubblico sdegno e repulsione. Dovrebbe inoltre chiudere le porte di istituzioni che, rette dal finanziamento pubblico di uno stato democratico e fondate su valori costituzionali, avrebbero il dovere di prendere le distanze da chi promuove crimini di guerra.