1) PIETRA MILIARE
Questo avvenimento è un’autentica pietra miliare nel corso degli eventi, perché segna un punto di svolta dopo il quale nulla può essere come prima. Nell’arco degli ultimi 20 anni la Corte Penale Internazionale ha emesso solo quattro mandati di arresto nei confronti di capi di stato, ricordiamoli brevemente:
- Omar Al Bashir, 2009 (ex-presidente del Sudan, accusato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio durante la guerra del Darfur)
- Mu’ammar Gheddafi, 2011 (leader della dittatura militare in Libia, ucciso ad ottobre 2011, accusato di crimini contro l’umanità)
- Laurent Gbagbo, 2011 (ex-presidente della Costa D’Avorio, accusato di crimini contro l’umanità, poi assolto).
- Vladimir Putin, 2023 (presidente della Federazione Russa, accusato di crimini di guerra).
Un mandato di arresto della CPI è una più che valida motivazione, per qualsiasi leader mondiale, dal guardarsi bene dall’essere associato pubblicamente al leader russo. Da questo momento in poi parlare di concessioni, riconciliazioni o trattative con la Russia sarà quanto meno opinabile, almeno finché al potere c’è un ricercato internazionale.
2) VISA BAN FOR PUTIN
Verso metà 2022 si discusse molto della sospensione ai visti per i cittadini russi da parte dell’UE sospensione che poi nei fatti non si verificò, lasciando ai singoli stati la facoltà di scegliere se concedere o meno i visti. Tuttavia, a seguito della decisione della Corte possiamo dire che ad aver ricevuto un ‘’visa ban’’ è proprio l’inquilino del Cremlino. Il mandato d’arresto impone a tutti i paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma di consegnare il ricercato alla giustizia.
Putin non potrà più visitare paesi storicamente alleati come il Venezuela, non potrà presenziare a riunioni del BRICS se queste avranno luogo in Brasile o Sudafrica e tantomeno potrà visitare i suoi nuovi ‘’alleati’’ africani come Mali o Botswana. Insomma, Putin potrà ancora essere accolto da India, Cina e pochi altri. Questo potrebbe ledere la credibilità e legittimità del Presidente russo.
3) SPARTIACQUE
Tuttavia i paesi che non hanno firmato e ratificato lo Statuto, potrebbero far valere l’immunità dei capi di stato esteri e quindi decidere di non dover procedere all’arresto. Tra questi paesi ci sono i già menzionati Cina e India, ma anche Turchia, Iran e buona parte del Sud-Est asiatico e del Medio Oriente. E’ una porzione di mondo che non può essere ignorata, come non va ignorato il fatto che alcuni tra i paesi che oggi riconoscono l’autorità della Corte Penale Internazionale in futuro potrebbero non farlo. Questo conferisce al mandato d’arresto un valore politico, perché rappresenta uno spartiacque che obbliga i paesi a schierarsi. Da una parte i paesi che continueranno a riconoscere la legge internazionale, l’autorità della CPI, dell’ONU e delle organizzazioni ad essi connesse, mentre dall’altra i paesi che supporteranno la Russia fino al punto da rifiutarsi di arrestare Putin sceglierebbero implicitamente di rifiutare l’autorità degli enti sopracitati, rompendo quindi con la legalità internazionale e passando tra le fila dei cosiddetti ‘’rogue states’’.
4) STATO DI DIRITTO
È importante ricordare il contesto in cui tutto ciò avviene. Una Corte riconosciuta dalla maggior parte degli stati membri delle Nazioni Unite ha emesso un mandato d’arresto, il quale porterà poi ad un processo davanti ad un tribunale. Per quanto i crimini comandati da Putin siano evidenti, è importante ricordare che non è garantita la sua condanna. L’ex presidente ivoriano Gbagbo fu assolto, dopo un processo che, nel rispetto della legge, permise all’accusa di esporre la propria versione ma anche all’accusato di difendersi.
Questo mandato d’arresto è un monito per i tanti in Europa (e non solo) che accusano l’Occidente di non essere realmente democratico. Deve esserlo anche per i russi che, sotto effetto della propaganda, possono pensare che il mondo voglia vedere ognuno di loro all’Aia. Ma lo stato di diritto non funziona così; c’è un mandato d’arresto per chi, in presenza di prove concrete, è ritenuto responsabile di violazione dei diritti umani e crimini conto l’umanità.