Fondi europei e posizione finanziaria dell'Italia, fact checking

Secondo l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW), l'Italia è fra i percettori netti dei fondi UE.

Tale affermazione ha mandato in fibrillazione i no euro che si sono anche prodigati a scrivere delle note. Sempre pronti, loro, a tentar di dimostrare che l'Italia "paga" l'Unione Europea e non viceversa.

Foto: claudiodiv/ Freepik

Prima di tutto occorre una spiegazione sul funzionamento dei fondi europei altrimenti ogni dato può essere mal interpretato. 

I Fondi Europei sono divisi in 7 missioni, divise a loro volta per cluster di interventi. La parte nettamente più rilevante spetta ai Fondi di Coesione (FESR su tutti) e i fondi per Territorio e risorse naturali. Il totale delle risorse assegnate a questi cluster rappresenta il 77% dei fondi.

Questi fondi hanno l'obiettivo di ridurre le differenze economiche occupazionali e territoriali all'interno dell'Unione, infatti sono destinati a quegli Stati Membri che hanno un reddito nazionale lordo inferiore al 90% della media UE; logico quindi che l'Italia ne sia esclusa totalmente o parzialmente.

Nel QFP 2021-2027 accedono al fondo di coesione 15 Paesi, fra questi Bulgaria Polonia Grecia Cipro Slovacchia Portogallo Romania, ecc. Italia, Francia, Germania, Spagna e altri sono strutturalmente contributori netti del budget UE in quanto hanno un GNI maggiore (anche di molto) della media europea. Magari qualche politico italoide vorrebbe che diventassimo più poveri per poter ricevere risorse invece di darle e credo che con le loro proposte di finanza pubblica l'obiettivo sarebbe raggiunto. Per chi volesse approfondire l'utilizzo dei fondi assegnati all'Italia può accedere al sito web.

 

Ma dunque qual è la posizione finanziaria complessiva dell'Italia?
Fino al 2000 è stata positiva (ca.1,3 bn nel 2000) poi è diventata negativa. Scrivo fino al 2000 perché i fondi non nascono con la UE ma con la CEE e i primi sono stati erogati con la PAC nel 1962. Nel periodo 2016-2022, al netto del NGEU, di cui parlerò dopo, la posizione finanziaria netta dell'Italia è stata in media di -6 miliardi annui. A titolo di esempio quella della Germania di -13,1.

Cosa è successo col NGEU?

L'Italia è stato il Paese che ha avuto assegnati più fondi in valore assoluto: 71 mld in grants e 122 in loans. A tutt'oggi per il nostro PNRR (la terminologia corretta è RRF) abbiamo incassato 41.5 mld di grants e 60.9 mld di loans.

C'è da dire che una parte di questi 102 mld non sono ancora contabilizzati perché la loro allocazione di spesa* non è ancora avvenuta per i noti ritardi di attuazione. La Corte dei Conti ha rilasciato a luglio il rapporto sui flussi finanziari fra Italia e UE. Dati di criteri di contabilizzazione diversi (per spesa* su dati RGS), anche gli altri saldi risultano diversi.

Secondo la CdC nel periodo 2016-2022 il saldo al netto del RRF è pari a -31.7; al lordo del RRF 894 milioni. Se invece contabilizziamo tutto quello che abbiamo incassato, il saldo 2021-2022 è positivo per complessivi 57 miliardi.

Ma, si dice, i loans dovranno essere restituiti. Vero, ma...

Prima di tutto bisogna fare una precisazione: i prestiti ricevuti dal RRF entrano in bilancio come debiti, infatti alla voce debito pubblico abbiamo 2 dati: Debito Netto sostegni e Debito Lordo sostegni; non ci sono uscite per cassa per questo debito aggiuntivo ma solo una voce in contabilità pubblica. Perché? Perché il framework adottato dal Consiglio Europeo prevede che i Paesi beneficiari di prestiti dovranno iniziare a restituire quanto avuto a partire dal 2032 e fino al 2052; uno spalmadebito in grande stile che avrà un impatto non particolarmente rilevante sui saldi di finanza annuali.

Per completezza va detto che neanche i grants sono gratis. La vecchia Commissione Europea aveva previsto che a partire da QFP 2028 la contribuzione al budget europeo sarebbe aumentata anche in ragione dei trasferimenti attraverso una ridefinizione delle quote IVA in carico ai singoli SM. Per adesso è solo un'intenzione, poi vedremo.

Conclusione

L'Italia oggi è percettore netto e lo sarà fino al 2026 per effetto del RRF (NGEU+RePower EU). Dal 2001 al 2020 è stato contributore netto. Nel grafico seguente ho riassunto i dati dal 2009 al 2020 divisi per tipologia di contributo al budget EU.

Sono sicuro che qualcuno ribatterà che se fossimo fuori dalla UE ci terremmo i nostri 6 mld l'anno in tasca e saremmo più ricchi. Questa però è un'altra storia e la racconto semmai al prossimo giro.

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