Fake news: una sfida per la scuola

Le piattaforme online, i vari servizi internet ed i social media forniscono sempre nuovi modi alle persone per connettersi tra loro, dibattere su svariati temi e raccogliere informazioni. La cosiddetta digitalizzazione dell’informazione è, tuttavia, correlata alla diffusione di notizie che in maniera più o meno intenzionale puntano ad ingannare i lettori, creando così un problema crescente per il corretto funzionamento della nostra società. L’esistenza di tali notizie, infatti, influenza spesso e in modo significativo la comprensione della realtà da parte delle persone, indipendentemente dalla loro fascia di età. La presenza di algoritmi programmati per riportare all’utente notizie, contenuti e raccomandazioni basati sul proprio profilo fa sì che lo stesso utente venga messo in vari casi a contatto con contenuti fuorvianti o cospirazionisti. 

Tali algoritmi citati rappresentano un punto chiave in questo processo di diffusione delle fake news

(Howard et al., 2021)
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Come sono percepite le fake news secondo i recenti dati

Nel giugno 2017, il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione con la quale veniva chiesto alla Commissione Europea di analizzare a fondo la situazione in merito alle fake news (Directorate-general for communication, 2018). A tale scopo è stata creata una survey pubblica riportata nel rapporto “Flash Eurobarometro 464” in modo da approfondire l’effettiva consapevolezza dei cittadini europei nei confronti di fake news e disinformazione online. I dati raccolti, datati 12 marzo 2018, mostrano come due terzi dei cittadini europei interpellati affermi di venire a contatto con fake news almeno una volta alla settimana (Directorate-general for communication, 2018). La stessa ricerca riporta che circa l’80% dei cittadini vede il diffondersi di fake news come un pericolo sia per il proprio paese che per la democrazia in generale.

Dati risalenti al 31 gennaio 2018 riportano che la metà dei cittadini intervistati di età compresa tra i 15 ed i 30 anni dichiarano di aver bisogno di strumenti che permettano loro di riflettere in modo critico, così da essere potenzialmente meno influenzabili da notizie false e cattiva informazione (Directorate-general for communication, 2018a).

Figura 1: 85% degli intervistati preoccupato per l'impatto delle disinformazioni nel loro paese (Ipsos & Unesco, 2023)

Osservazioni più recenti, datate settembre 2023, riportano un quadro simile. L’85% dei cittadini intervistati, in sedici paesi, ritiene il diffondersi di fake news come una vera e propria minaccia. In questo contesto, gli intervistati credono fermamente che le problematiche legate alla disinformazione debbano essere affrontate dai governi, dagli organi di regolamentazione (88%) e dalle piattaforme di social media stesse (90%) (Ipsos & Unesco, 2023). Il 68% degli intervistati sostiene infatti che le fake news siano maggiormente diffuse sui social media (Facebook, YouTube, X, TikTok, …) rispetto ad altri mezzi di comunicazione (Ipsos & Unesco, 2023).

Quanto segue mostra come l’interesse del mondo accademico per i temi legati alla disinformazione sia cresciuto in modo rilevante negli ultimi anni. 

Il grafico qui sotto riportato (figura 2) palesa come il numero di pubblicazioni accademiche su piattaforme quali Scopus, Springer ed EBSCO inerenti al tema della disinformazione aumenti in modo significativo a partire dal 2016, ovvero l’anno in cui Donald Trump “trionfò” alle elezioni americane (T & Mathew, 2022). Il 2016 viene infatti considerato uno spartiacque tra l’era della verità e quella della cosiddetta “post-verità”, in cui la “menzogna” sembra venir, in diversi modi, apprezzata (Sismondo, 2017).

Figura 2: articoli pubblicati sulla disinformazione dal 2005 al 2021 (T & Mathew, 2022)

Esistono tre tipi di  “fake news”…

Il termine fake news è in realtà una sintesi di tre diversi concetti di seguito brevemente descritti (Wardle & Derakhshan, 2017): 

  • disinformazione (dis-information): informazioni che sono false e create deliberatamente per danneggiare una persona, un gruppo sociale, un'organizzazione o un paese;
  • misinformazione (mis-information): informazioni che sono false, ma non create con l'intenzione di causare danno;
  • mala-informazione (mal-information): informazioni basate sulla realtà, utilizzate per infliggere danni a una persona, un'organizzazione o un paese.

Il grafico qui di seguito mostra come le tre categorie siano relazionate tra loro.

Figura 3: tre tipi di cattiva informazione (Wardle & Derakhshan, 2017)

Perché le fake news rappresentano una sfida importante per il mondo della scuola?

Eurostat indica come le nuove tecnologie informatiche siano oggi così centrali nella vita dei giovani da renderli particolarmente vulnerabili ad ogni tipo di fake news. Il 96% dei giovani europei utilizza internet quotidianamente (Eurostat, 2023). A livello globale i social media rappresentano, per il 56% della popolazione di sedici paesi, la fonte principale di informazioni (Ipsos & Unesco, 2023). Inoltre, il 78% delle persone dichiara di accedere spesso ad informazioni deliberatamente falsificate sui social media (Ipsos & Unesco, 2023). 

Ovviamente i bambini raramente dispongono delle capacità cognitive ed emozionali per distinguere le informazioni tra più o meno affidabili (Howard et al., 2021). I dati Unicef riportano che fino al 75% dei bambini (9-17 anni) si sente incapace di valutare qualora un’informazione trovata online sia vera o falsa (Howard et al., 2021). Ciò porta ad interrogarsi su quale sia, in questo contesto, il ruolo che la scuola debba svolgere. Essendo il luogo in cui i giovani ricevono la loro istruzione, la scuola dovrebbe fornire loro le competenze critiche e informative che gli permettano di riconoscere la veridicità di quanto trovato in rete. 

Inoltre, la capacità di rispondere in modo critico alla propaganda online, alla disinformazione e alle fake news risulta essere una componente democratica importante. Il pensiero analitico e critico, attraverso la conoscenza e la comprensione del mondo, nonché il ruolo del linguaggio e della comunicazione, sono al centro del reference framework of competences for democratic culture (quadro di riferimento delle competenze per la cultura democratica) (Barrett, 2018). 

Un'altra area in cui la tecnologia dell'informazione e della comunicazione sta attualmente diventando un problema per le scuole è rappresentata da quanto pubblicato in rete su insegnanti e/o sulle scuole stesse. Le istituzioni scolastiche stanno scoprendo che le famiglie sempre più spesso si rivolgono ai social media quando in disaccordo con la scuola (ad esempio, riguardo alle regole e alle politiche scolastiche o al comportamento del personale, spesso senza che tali critiche abbiano fondamento alcuno).
Le modalità di gestione dei commenti critici e/o diffamatori online è diventato oggetto di preoccupazione per diversi dirigenti scolastici e responsabili (Council of Europe, 2023). 

Se da un lato i giovani risultano essere particolarmente vulnerabili a quanto viene pubblicato in rete, il personale scolastico sembra non essere adeguatamente preparato ad affrontare tali sfide, non riuscendo a “stare al passo” con il rapido sviluppo delle tecnologie informatiche (Council of Europe, 2023). 

Esistono strumenti che permettano di selezionare le informazioni trovate in rete?

Un esempio sono le linee guida fornite dalla Cornell University, che permettono ad un utente di poter valutare se una fonte sia o meno valida. Tali linee guida riguardano il controllare l’adeguatezza del linguaggio di una fonte, il controllare le credenziale dell’autore e dell’editore, il verificare le referenze utilizzate per creare un determinato elaborato ed il saper determinare se il contenuto abbia più carattere pubblicitario che informativo. Per maggiori dettagli si può consultare il seguente link: Fake news, alternative facts and misinformation workshop. Anche l’università di Delft offre simili criteri di valutazione delle informazioni (Recognizing fake news). 

L’Unione Europea ha inoltre pubblicato un documento dal titolo “Orientamenti per gli insegnanti e gli educatori volti a contrastare la disinformazione e promuovere l’alfabetizzazione digitale attraverso l’istruzione e la formazione” nel quale vengono indicate le modalità di azione degli insegnanti per rendere gli studenti “cittadini digitali”. Il documento è rivolto ad insegnanti ed educatori ed è organizzato in varie sezioni ​​offrendo, in particolare, indicazioni sull’ambiente di apprendimento ottimale per l’alfabetizzazione digitale e per l’ “immunizzazione” contro la cattiva informazione, e la disinformazione con varie tecniche che possono essere ottimizzate per ogni singolo contesto educativo (Unione Europea, 2022).

Concludendo…

“La scuola è l'unico luogo in cui è assolutamente cruciale insegnare ai futuri cittadini a comprendere, criticare ed a creare informazione. È nelle scuole che il cittadino digitale deve iniziare e mantenere un costante pensiero critico per poter essere un membro significativo della propria comunità” (Council of Europe, 2023).

L’educazione digitale deve e dovrà necessariamente diventare sempre più parte integrante del curriculum scolastico. La scuola ha quindi questa (importante) responsabilità di preparare i propri alunni a diventare cittadini critici che siano in grado di muoversi consapevolmente nel mondo attorno a loro. Allo stesso tempo, le istituzioni a capo del sistema scolastico hanno il compito di rendere il proprio personale adeguatamente preparato in tal senso, in modo da essere sempre un punto di riferimento per il proprio pubblico, sottraendolo all’influenza che la cattiva informazione ha su di esso.

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