Nella puntata di Piazza Pulita andata in onda il 19 ottobre scorso, il giornalista Alberto Negri al minuto 1:07:00 ha pronunciato al seguente frase:
“ho visto episodi analoghi (al presunto bombardamento dell’ospedale Al Ahli di Gaza City), a Sarajevo fu bombardato due volte il mercato; ci furono dozzine di morti una volta altre dozzine di morti l’altra volta; fu attribuito ai serbi, alcuni anni dopo si scoprì, dopo lunghissime indagini, che questi bombardamenti erano stati fatti dalle milizie bosniache”.
Il 5 febbraio 1994 il mercato di Sarajevo Markale fu bombardato una prima volta causando 68 morti e 144 feriti. Il 28 agosto 1995 colpi di mortaio colpirono di nuovo il mercato causando 43 morti e 75 feriti.
In quel periodo le forze serbo-bosniache fedeli a Belgrado cingevano d’assedio Sarajevo. Fu il più lungo assedio del XX secolo, iniziato nell’aprile 1992 e terminato nel febbraio 1996. Sarajevo rimase completamente isolata tranne per gli aiuti ONU, i tunnel usati dai contrabbandieri per vendere beni al mercato nero e per le iniziative di organizzazioni pacifiste durante una delle quali morì l’attivista italiano Moreno Locatelli.
Si calcola che durante l’assedio persero la vita oltre 11.000 persone. Non ci furono solo i massacri del Markale, furono sparati colpi anche durante una partita di calcio (15 morti) e sulla gente in fila per i rifornimenti di acqua (12 morti). La JNA colpì anche un deposito ONU e allora ebbe inizio la missione NATO, su autorizzazione 836 dell’ONU, Deliberate Force.
Le indagini furono condotte dall’UNPROFOR e stabilirono che i colpi di mortaio partirono da postazioni serbo-bosniache.
A Contestare le conclusioni dell’UNPROFOR furono naturalmente il governo di Belgrado e il colonnello russo Andrei Demurenko, ma non perché portarono prove a discarico bensì perché, sostennero, la possibilità che i colpi fossero partiti da postazioni bosniache era stata scartata a priori dagli ispettori ONU.
Le uniche due postazioni bosniache erano sotto il monitoraggio ONU e nessun colpo partì nei giorni dei massacri.
Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia condannò per quei fatti all’ergastolo il generale serbo Stanislav Galic, comandante del Corpo Romanija dell’esercito serbo-bosniaco, e a 29 anni il generale Dragomir Milosevic.
Gli atti del tribunale sono consultabili a questo link https://cld.irmct.org/
Alberto Negri afferma il falso probabilmente confidando nella confusione fra serbo-bosniaci dell’autoproclamata Repubblika Srpska, Repubblica Serba di Bosnia, fedele a Belgrado il cui presidente fu Radovan Karadzic (condannato all’ergastolo per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio per l’assedio di Sarajevo e il massacro di Srebenica), e bosniaci di Bosnia Erzegovina.
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