Putin ha ucciso mio marito, ma non la speranza. L'Occidente parli con i russi, non con lui e non cada nelle sue menzogne, deve sostenere chi lotta per una Russia libera.
Berlino, 16 febbraio 2025. È passato un anno dalla notizia della morte di Alexey Navalny, leader dell’opposizione russa. Yuliia Navalnaya, moglie e compagna politica, ha ereditato il ruolo del marito nel mondo. Lo ha ricordato nella chiesa Kaiser Wilhelm Memorial a Berlino. Presenti centinaia tra attivisti, membri dell’opposizione russa e sostenitori da tutta Europa.
Cosa ha detto Yuliia Navalnaya?
Putin ha cercato di uccidere la speranza, ma non ci è riuscito. Alexey ha sempre creduto che la Russia potesse essere un paese libero, e il nostro compito è far sì che il suo sacrificio non sia stato vano
La morte di Alexey Navalny è avvenuta nella Colonia Penale IK-3 di Kharp, nella regione autonoma dei Nenets, nell’Artico Russo. Il carcere è noto come “Lupo Polare”, una delle prigioni più dure della Russia. Le circostanze precise della sua morte non sono ancora chiare.
Prima dell'incarcerazione era stato avvelenato nell'agosto del 2020 con il Novichok, un agente nervino utilizzato dal KGB prima e dall’FSB ora. Un’indagine congiunta di Bellingcat, The Insider, CNN e Der Spiegel ha rivelato che Navalny era seguito da mesi da un'unità dell'FSB specializzata in avvelenamenti. L'inchiesta ha dimostrato che il tentativo di assassinio era stato orchestrato direttamente da Vladimir Putin.
Con Navalny abbiamo assistito ad uno dei momenti più incredibili della storia dell’opposizione russa. Fingendosi un alto ufficiale del Cremlino, ha telefonato a Konstantin Kudryavtsev, un agente dell’FSB coinvolto nel suo avvelenamento. È riuscito a far confessare all’agente dettagli chiave dell’operazione, tra cui il fatto che il veleno fosse stato applicato sui suoi vestiti, in particolare sulle mutande.
Questo video, pubblicato su YouTube è diventato virale in tutto il mondo e ha mostrato la brutalità e la goffaggine del regime di Putin.
Dopo aver ricordato davanti al mondo il modus operandi nei confronti degli oppositori politici da parte di Putin, Navalny è tornato in Russia il 17 gennaio 2021 per sfidare Putin faccia a faccia, consapevole di rischiare l'arresto, la tortura e la morte.
È stato arrestato al suo arrivo all'aeroporto di Mosca. Da quel momento, è stato rinchiuso e sottoposto a un'incarcerazione sempre più dura, in prigioni sempre più remote e spietate.
Dopo tre anni di prigionia, isolamento, torture fisiche e psicologiche, il 16 febbraio 2024 è arrivata la notizia della sua morte.
Yuliia ha raccontato aneddoti personali del marito, ricordando il suo impegno instancabile nella lotta alla corruzione e il rapporto con i cittadini russi.
Uno dei punti centrali del suo discorso è stato l’appello ai russi che vivono all’estero; ha quindi invitato tutti i presenti a partecipare alla manifestazione del 1° marzo a Berlino contro la guerra in Ucraina e il regime di Putin e ha ricordato le storie di Maria e Anton, due giovani attivisti che non possono più protestare, perché rischierebbero l’arresto.
È stato un simbolo di resistenza per milioni di russi. Era un uomo che non si è mai tirato indietro, anche quando sapeva di rischiare la vita. Lui diceva: "Perché non mi hanno ancora ucciso?" Ora sappiamo la risposta: perché avevano paura di lui e di ciò che rappresentava.
Non era un leader distante. Era uno di loro. Ricordava i dettagli delle persone che incontrava, si prendeva a cuore le loro storie. Era questo che lo rendeva pericoloso per il regime.
Dobbiamo scendere in piazza per coloro che in Russia non possono farlo. Non possiamo permettere che il mondo dimentichi ciò che accade nel nostro paese.
Alcuni fanno di più, altri di meno, ma tutti possono contribuire. Non tutti devono essere eroi, ma nessuno deve restare in silenzio. Noi qui possiamo parlare liberamente. Ma in Russia la gente vive come ostaggio di un regime che reprime ogni dissenso.
Loro non possono uscire in strada con un cartellone. Non possono nemmeno mettere un fiore sulla tomba di Alexey senza rischiare la galera. Ma esistono, e non dobbiamo dimenticarli. Alexey ha dato la sua vita per una Russia democratica. Il suo sogno era un paese libero, parte dell’Europa, senza corruzione e paura. Questo sogno non morirà con lui.
Navalnaya ha espresso preoccupazione per il continuo tentativo dell’Occidente di negoziare con Putin.
Putin ha costruito un sistema basato su menzogne e paura. Ogni tentativo di negoziare con lui è destinato a fallire, finirà in un tradimento. Lo ha già fatto in passato, lo farà ancora. L’unico modo per fermarlo è sostenere chi, dentro e fuori dalla Russia, sta cercando di cambiarla. La Russia sopravviverà a Putin. Putin non è eterno. Il suo potere finirà. E quando succederà, noi dobbiamo essere pronti a costruire la Russia che Alexey sognava. Non possiamo permetterci un’altra dittatura
Yuliia Navalnaya ha annunciato l’istituzione del "Premio Alexei Navalny", un riconoscimento annuale destinato a individui e organizzazioni che, come suo marito, sfidano l’oppressione con coraggio e determinazione.
Il Premio Alexey Navalny sarà assegnato ogni anno il 4 giugno, giorno del compleanno del dissidente russo ad attivisti, giornalisti, organizzazioni non governative e qualsiasi individuo o gruppo che dimostri un impegno straordinario nella difesa dei diritti umani e della democrazia.
Alexei non si è mai arreso. Ha sempre creduto nel potere delle persone comuni di cambiare la realtà. Con questo premio vogliamo onorare il suo spirito e sostenere chi continua la sua lotta
Vogliamo che sia un simbolo di speranza per tutti coloro che combattono contro la dittatura, la corruzione e la violazione dei diritti umani, sia in Russia che altrove nel mondo. Ci sono tante persone che lavorano nell’ombra, rischiando tutto per un futuro migliore. È nostro dovere aiutarle e riconoscerle.
Navalny ha sempre sostenuto le iniziative dal basso, quelle persone comuni che con piccoli gesti fanno la differenza. Vogliamo che questo premio riconosca anche loro, perché è grazie a loro che il cambiamento diventa possibile. La memoria di Alexei deve essere un motore per il cambiamento. Dobbiamo dimostrare che chi combatte per la libertà non è mai solo. La consegna del premio sarà un momento per ricordare Alexey.
Il primo vincitore sarà annunciato nel giugno 2025, in occasione di una cerimonia pubblica.
Alcuni partecipanti dal pubblico hanno espresso preoccupazione per la frammentazione dell'opposizione russa in esilio.
Masha, una dissidente russa residente a Berlino, ha espresso la sua frustrazione per le divisioni e i conflitti interni, affermando che in questo modo la loro rabbia non potrà mai raggiungere Putin.
Alexander, un altro esiliato, ha sottolineato l'importanza di non arrendersi, nonostante sia facile abbattersi e cadere nel pessimismo.
Il memoriale si è chiuso con Yuliia Navalnaya che ha ribadito che la lotta per una Russia libera continuerà.
Navalny non è solo un nome. È un’idea. E le idee non possono essere uccise. La Russia non è Putin. Dobbiamo lottare per la libertà. E questa lotta non finirà finché non avremo vinto.
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