Dopo due settimane di confronti ed un intenso negoziato durato un'intera notte, il 12 dicembre 2023 è stata pubblicata la dichiarazione finale della Conference of Parties arrivata alla sua ventottestima edizione (COP28). Ma quali sono stati gli accordi raggiunti? E quali le prospettive per la COP29 di Baku?
La "Conference of Parties" è una organizzazione che dal 1994 si incontra ogni anno per concordare delle linee guida da perseguire per affrontare il cambiamento climatico. Negli anni sono state prodotte molte "indicazioni", spesso criticate in quanto prive di una pratica applicazione o di chiari obiettivi quantitativi. Questo non si può dire per la COP21 tenutasi nel 2015 e che generò i famosi "accordi di Parigi". Questi portarono infatti alla definizione di 1,5 °C come limite del riscaldamento globale rispetto all'era pre-industriale (1). Gli accordi sono stati firmati da 177 paesi durante l'assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi il 22 aprile 2016 a New York.
Per raggiungere il target di 1,5 °C la scienza ci dice che entro il 2030 è necessario ridurre le emissioni di anidride carbonica di almeno il 43% rispetto al 2019 (2).
I lavori della COP28 sono iniziati basandosi su due questioni. Primo: la progressione degli obiettivi nel quadro degli accordi di Parigi è stata lenta negli anni. Secondo: durante la COP27 del 2022 era stata affrontata la questione adattamento ai cambiamenti climatici, analizzando i temi della mitigazione, finanziamento dei paesi più vulnerabili e collaborazione con condivisione del know-how anche tecnologico (3).
La COP 28 ha avuto come obiettivo quello di definire le modalità per velocizzare la lotta contro il cambiamento climatico attraverso tre pilastri fondamentali: riduzione delle emissioni, incremento della resilienza nei confronti dei cambiamenti climatici e sviluppo del supporto finanziario e tecnologico soprattutto per i paesi in via di sviluppo (1).
Da questo sono derivate una serie di documenti finalizzati alla transizioni e all'emancipazione dai fossili “iniziando la fine dell'era dei combustibili fossili” (4).
Uno dei temi centrali è stato il bilancio globale (global stocktake - GST) ovvero una revisione a medio termine dei progressi che gli stati membri hanno fatto verso gli obiettivi degli accordi di Parigi (5). L'analisi della situazione e del ritardo sulla tabella di marcia hanno portato i negoziatori a convergere su alcuni punti fondamentali come: riduzione rapida e sostenuta dell'emissione dei gas serra (attraverso l'abbandono dei combustibili fossili in modo giusto, ordinato ed equo); triplicare la capacità globale di energia rinnovabile (obiettivo 11.000 GW); raddoppiare il tasso annuale di efficientamento energetico entro il 2030; ridurre le emissioni di gas serra diversi dalla CO2 (in particolare il metano) (5).
La COP28 ha indicato la necessità di una accelerazione negli sforzi verso un "phase-down" (quindi non phase-out ma "riduzione graduale") dell'energia da carbone e dei "inefficient fossil fuels subsidies" ovvero nella eliminazione graduale dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili. (6).
La firma del documento sul Global Stocktake è considerata un risultato storico (7) e c'è di più: per la prima volta è stato inserito all'interno di un documento COP il termine "carburanti fossili". Da ciò deriva la dichiarazione che con COP28 "è iniziata la fine dell'era dei combustibili fossili" e che dovrà portare - se perseguita - alla neutralità climatica entro il 2050.
Come riportato da alcune fonti, sembra che un ruolo importante nell'inserimento dei combustibili fossili all'interno del documento definitivo sia stato giocato dall'europa che ha spinto ad una modifica della penultima bozza. Viene pertanto considerato come segno di una vittoria del multilateralismo e della diplomazia europea (8).
Rimangono tuttavia una serie di questioni aperte che hanno generato critiche: quali tempistiche per la "fuoriuscita" dai combustibili fossili? Quali obiettivi in termini quantitativi? con quali tecnologie?. Le prime due domande non hanno visto risposte certe. Per l'ultima, il documento ha introdotto una tassonomia delle fonti da utilizzare in tal senso, ponendo come prioritarie il solare, l'eolico e le batterie. Nucleare, cattura e stoccaggio di carbonio e idrogeno sono invece state considerate di minor peso (7), cosa che ha portato a sollevare alcuni dubbi al riguardo.
Da qualche anno non si parla di una sola crisi bensì di "triplice crisi planetaria", dovuta rispettivamente a cambiamento climatico, inquinamento dell'aria e perdita di biodiversità (9). L'obiettivo della COP28 è stato quello di sviluppare una progettualità volta a combattere il cambiamento climatico in modo "olistico" agendo anche sulla conservazione della natura.
Dalla conferenza è scaturita la necessità di conservare, proteggere e restaurare la natura e gli ecosistemi, attraverso riduzione di degradazione e deforestazione, auspicando in un'inversione del trend entro il 2030 e nell'obiettivo di aumentare la capacità naturale di smaltimento della CO2.
Pertanto i vari paesi dovranno tenere conto degli ecosistemi, della biodiversità e dei carbon store (foreste) quando in procinto di sviluppare le loro politiche di azioni climatica (2). Gli stessi stati saranno inoltre richiamati a finalizzare gli sforzi riguardanti la conservazione, protezione e restaurazione degli ecosistemi in natura. In particolare sarà necessario ridurre la deforestazione e degradazione forestale entro il 2030 per permettere una riduzione del 14% delle emissioni ed un aumento dello store di CO2.
Quello della deforestazione è un problema molto serio perché circa un terzo delle foreste sono scomparse nel mondo (10). Basandosi sugli ultimi dati disponibili (anno 2015) la maggiore perdita assoluta si è verificata in paesi come Brasile, Tanzania, Indonesia (11) nonostante il fenomeno interessi in generale molti paesi della fascia tropicale ed in via di sviluppo.
Ma il problema delle foreste non è il solo. Un altro ecosistema particolarmente rilevante è quello delle mangrovie che gioca un ruolo importante nel sequestro della CO2, nell'adattamento al cambiamento climatico e nel mantenimento della biodiversità (12). Tuttavia è un ecosistema molto vulnerabile e per il 50% sono a rischio per cause antropogeniche (13). Già nella COP27 l'alleanza per le mangrovie (14) ha formalizzato l'obiettivo di proteggere quindici milioni di ettari di mangrovie (15). Durante COP28 sono stati finanziati altri 2,5 miliardi di dollari da impiegare in tale progetto (5), curiosamente anche da paesi che presentano tutt'altro che mangrovie sulle proprie coste, quali la Norvegia, ma che riconoscono l'importanza di tali ecosistemi e dimostrano la vitalità di un qualche senso di collaborazione per affrontare queste problematiche ambientali (12).
Negoziato durante la COP27, il "loss and damage fund" è stato uno degli argomenti affrontati durante tutto l'evento COP28.
Rendere centrale il tema è stato importante perché ha formalizzato il secondo cambio di paradigma ovvero la messa in campo delle azioni - anche finanziarie - per fronteggiare le conseguenze dei cambiamenti climatici. In particolare sono stati fatti passi avanti nella "loss and damage agenda" con l'obiettivo di "catalizzare l'assistenza tecnica per i paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili agli effetti avversi dei cambiamenti climatici".
Questo si è concretizzato con gli "accordi di finanziamento per far fronte a perdite e danni". La Conferenza delle parti dell'accordo di Parigi (CMA) e COP hanno definito accordi di finanziamento per i paesi vulnerabili ed un fondo da cui attingere, attuando il "fondo per la risposta a perdite e danni" (FRLD) e nominado Cheikh Diong come direttore a partire dal 1 novembre 2024. Il finanziamento di 700 milioni di dollari di aiuti è stata una prima vittoria per i paesi in via di sviluppo ma è una goccia nel mare. Con una stima di 400 miliardi di dollari necessari, l'ammontare stanziato da COP28 risulta solo lo 0,2% di quanto necessario (16).
La COP28 ha permesso anche una convergenza sugli obiettivi di adattamento e le implementazioni finanziare per gestire i finanziamenti per il fondo "loss and damage".
L'impostazione tenutasi durante la conferenza è stata quella di guardare ad obiettivi futuri piuttosto che basarsi su quanto raggiunto in passato (2).
Attraverso il Global Goal on Adaptation (GGA) - sempre nel contesto del Paris Agreement - è stata stilata una serie di goal per adattarsi entro il 2030 ai cambiamenti climatici. Fra gli obiettivi ricordiamo: gestione delle risorse idriche, riduzione degli effetti sulla salute (mortalità e morbilità), riduzione dellimpatto sugli ecosistemi e biodiversità (vedi sopra), riduzione dell'impatto sul patrimonio culturale, incremento della resilienza delle infrastrutture e degli insediamenti umani, riduzione dell'impatto del clima sulla riduzione della povertà.
Ma la questione riduzione emissioni è particolarmente importante anche per il settore agro-alimentare che per le caratteristiche delle filiere risulta essere un "moltiplicatore di impatto"; un solo investimento può produrre molteplici effetti di riduzione (5). Dall'altra parte la lotta ai cambiamenti climatici deve garantire adeguati approvvigionamenti per le popolazioni. La FAO ha presentato in discussione una "roadmap" che prevede una riduzione del 25% delle emissioni dall'agro-alimentare entro il 2030, a fianco di una serie di riforme quali il cambiamento del sistema di tassazione alimentare per incentivare diete sane, ottimizzare le varie fasi della filiera e garantire un accesso equo alle risorse (17). COP28 ha riconosciuto il ruolo centrale dello sviluppo di un'agricoltura resiliente ai cambiamenti climatici ed una produzione alimentare che riduca il rischio di malnutrizione in importanti quote di popolazione mondiale. Durante COP28 è stato firmato un documento che riporta gli obiettivi per gestire gli effetti del clima sull'industria alimentare con una mobilizzazione di 2,5 miliardi di dollari (18). I 134 firmatari del documento rappresentano il 70% della produzione mondiale di cibo e sono responsabili per il 76% delle emissioni del sistema alimentare. La firma del documento è finalizzata ad un rafforzamento del sistema alimentare, un aumento della resilienza ai cambiamenti climatici, una riduzione delle emissioni, nonché alla lotta alla fame. Tuttavia, sono state sollevate critiche sul fatto che nella negoziazione finale il tema alimentare non sia entrato all'interno del documento definitivo (17).
Altre critiche sono state sollevate all'impianto generale del Global Goal on Adaptation in quanto ritenuto poco "quantitativo" negli obiettivi da raggiungere (7).
Il problema della "quantificazione degli obiettivi" è stato parzialmente affrontato in COP28 riconoscendo, inoltre, la necessità di sviluppare nuovi "reporting tools" da sfruttare per avere maggiore trasparenza sui progressi raggiunti dai vari paesi.
Tuttavia - e come già accennato precedentemente - la questione finanziaria è chiave per l'azione sul clima (18). Durante COP28 il Green Climate Fund - che è il fondo multilaterale per il clima più grande al mondo - ha ottenuto la firma di sei nuovi impegni (da parte di Australia, Estonia, Italia, Portogallo, Svizzera e Stati Uniti d'America) ed un incremento del fondo a 12,8 miliardi di dollari (19). La banca mondiale ha comunicato un incremento di 9 miliardi di dollari fino al 2025 ed ha già incrementato la percentuale di finanziamenti annuali per cause climatiche rispetto a quanto previsto dal 2021 (20).
Quindi se la finanza climatica è considerata il "great enabler of climate action", durante COP28 si è quantomeno provato ad inquadrare il problema. Ma le aspettative in tale senso sono tutte focalizzate su COP29 che ha come obiettivo un “nuovo collettivo goal quantificabile sulla finanza climatica".
La prossima conferenza si svolge a Baku, capitale dell'Azerbaijan, dall'11 al 22 novembre 2024. Da alcuni, questa COP29 è già stata definita come "finanziaria" proprio perché, in linea con quanto previsto in COP28, ha come obiettivo principale quello di definire meglio i parametri finanziari legati alla lotta al clima, oltre che adeguate coperture (2).
Uno degli obiettivi principali è il Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NCQG), già concepito nell'Accordo di Parigi. Il suo fine? Definire i goal finanziari per il supporto dei paesi in via di sviluppo attraverso collaborazioni internazionali.
Già con il Summit di Copenaghen del 2009 i paesi firmatari si sono impegnati a fornire 100 miliardi l'anno per il supporto ai paesi in via di sviluppo. Dopo la sua negoziazione, l'NGQG definirà la portata delle risorse finanziarie da mobilizzare.
Inoltre, l'attivazione del NGQG permetterà di affrontare le lacune ai finanziamenti, mantenere le promesse di supporto ai mercati emergenti ed a rischio delle conseguenze dei cambiamenti climatici, rafforzare la cooperazione globale, includere gli investimenti dei privati, incrementare responsabilità e trasparenza (21) . Dovranno essere quindi discussi molti punti aperti come le quantità di contribuzione ed una rendicontazione trasparente.
Gli altri aspetti della COP saranno la definizione di un mercato del carbonio più efficiente, la crescita del fondo Loss and Damage, pone ancora più al centro il concetto e le strategie di adattamento ai cambiamenti e incrementando l'assistenza finanziaria e tecnica (22).
Durante COP 28 è stato centrale il dibattito sulla progressione nella lotta ai cambiamenti climatici ed è stato evidenziato un ritardo negli sforzi rispetto agli accordi di Parigi. Da tale ennesima presa di coscienza deriva la formalizzazione nel documento definitivo della necessità di una fuoriuscita dalle fonti fossili, cosa che non era mai stata riportata nei documenti di COP. Dall'evento è inoltre scaturita la necessità di una maggiore attenzione alle problematiche circa la conservazione degli ecosistemi come parte integrante della lotta al cambiamento climatico. E' stato tema centrale anche la necessità di aiutare i paesi in via di sviluppo che subiscono le conseguenze dei cambiamenti climatici ma che sono incapaci di fronteggiare i danni e trovare gli investimenti per ridurre il loro impatto ambientale. Da COP28 è rimasta aperta la questione degli obiettivi da raggiungere - non sempre ben definiti - e dei finanziamenti che sono considerati da molti insufficienti. La questione finanziaria sarà proprio al centro della prossima COP29, insieme alla definizione di un mercato del carbonio efficiente e degli obiettivi di adattamento climatico. Riuscirà COP29 a raggiungere tali obiettivi?
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