Nota: questo articolo si basa sulla mia visita al Museo Storico Nazionale dell’Ucraina di Kyiv nell’estate 2023, dove, in una mostra dal titolo ‘Assalto a Kyiv’, si trovavano esposti reperti provenienti dall’offensiva russa su Kyiv del febbraio-marzo 2022. Per aiutare a contestualizzare gli oggetti esposti ho incluso brevi riassunti delle fasi salienti di quella offensiva nei pressi di Bucha, Hostomel, e Irpin, che avevo avuto modo di visitare nell’estate del 2022. Questo pezzo non è né vuole essere un’esposizione esaustiva né tantomeno specialistica.
Il Museo Storico Nazionale dell’Ucraina si trova sul Colle di Starokyivska (Starokyivska Hora), dove in periodo medievale sorgeva la ‘città alta’ di Kyiv. Questa altura di circa 200 m si affaccia a ovest sul fiume Dnipro e sul distretto di Podil, la città bassa, dove si trova il porto fluviale di Kyiv.
Nello spiazzo di fronte al museo si possono vedere le rovine delle fondamenta della Chiesa delle Decime o della Dormizione della Vergine Maria, la prima chiesa in muratura di Kyiv, costruita nel X secolo sotto Volodymyr il Grande e distrutta dai Mongoli di Batu Khan durante il sacco di Kyiv del 1240. La chiesa fu poi ricostruita sotto la dominazione imperiale russa tra il 1828 e il 1842 per essere poi demolita in epoca staliniana, nel 1935.
A questo spiazzo si accede in genere da via Volodymyrska, una delle più antiche e principali vie di Kyiv che, dopo la Salita di Sant’Andrea, che collega Podil alla città alta, per circa 3 km attraversa il centro storico di Kyiv da nord a sud.
La lista dei diversi nomi assunti dal museo nel corso dei decenni racchiude in un certo senso la storia contemporanea dell’Ucraina:
Oltre al nome, il museo cambiò spesso sede. Quello attuale è un edificio di stile neoclassico costruito nel 1937-1939 per ospitare la Scuola di Belle Arti e divenuto la sede del museo solo dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Agli inizi dell’invasione russa del febbraio 2022, la sua collezione di circa 800,000 pezzi (di cui 20,000 normalmente in esposizione) è stata trasferita in un luogo di massima sicurezza. Da Aprile 2023 nel museo sono visitabili otto esposizioni temporanee dedicate sia al passato che al presente.
Tra queste mostre vi è Assalto a Kyiv che contiene reperti rinvenuti a seguito delle battaglie combattute durante la offensiva su Kyiv a nord-ovest della capitale, nelle cittadine ormai divenute tristemente note di Borodyanka, Bucha, Hostomel, e Irpin.
Come spiegato dettagliatamente in questo articolo di Liam Collins, Michael Kofman, e John Spencer pubblicato su War on the Rocks l'obiettivo principale della Russia era prendere il controllo di Kyiv entro 3-4 giorni. Putin credeva che se le forze militari russe sarebbero riuscite a raggiungere la capitale abbastanza velocemente e che il presidente Zelensky e il suo governo si sarebbero arresi. La popolazione si sarebbe sottomessa e un regime filo-russo installato prima che potesse essere mobilitata una resistenza efficace o che la comunità internazionale potesse reagire.
La leadership russa pianificò un attacco di decapitazione che enfatizzava la velocità di azione, ma comportava anche rischi sostanziali per le forze coinvolte. Invece che un'operazione congiunta, con la distruzione delle forze armate ucraine come suo principale obiettivo, la Russia tentò un colpo di mano mirato alla leadership ucraina, con l'operazione di Hostomel come suo fulcro. Grandi incursioni da parte delle forze di manovra lungo altri assi dovevano avere luogo contemporaneamente per generare paralisi nelle forze armate ucraine. L'operazione era intesa come una controparte alle estese attività di sovversione e infiltrazione, con l'aspettativa nella leadership russa che gran parte della resistenza ucraina potesse essere neutralizzata dall'interno. Mosca assumeva che non avrebbe dovuto combattere gran parte delle forze militari ucraine in modo convenzionale, ma che una volta presa la capitale, alcune parti delle forze militari si sarebbero arrese o avrebbero potuto essere facilmente isolate.
Prima dell'invasione, i servizi di intelligence russi avevano infiltrato agenti a Kyiv e nei suoi sobborghi, compresi Irpin e Bucha. La strategia militare russa si basava sull'ipotesi che le i servizi di intelligence russi in Ucraina avvessero predisposto le condizioni necessarie per consentire un assalto fulmineo che avrebbe paralizzato la leadership ucraina. Tuttavia, questo scenario non si concretizzó. L'intelligence russa sovrastimò le proprie capacità dal momento che l'intelligence e la polizia ucraina furono in grado di neutralizzare elementi importanti della rete russa prima dell'operazione.
Cronologia degli eventi:
La liberazione dei territori occupati dalle forze russe durante l’offensiva ha consentito di portare alla luce i massacri e le esecuzioni sommarie commessi nei confronti della popolazione civile ucraina. In tutto, sono stati identificati i corpi di 1,589 civili ucraini uccisi tra il 24 Febbraio e il 31 Marzo nella regione di Kyiv.
Di seguito, riporto alcune foto di alcuni dei ‘reperti’ più interessanti con le relative didascalie.
Tuttavia, il reperto più interessante e inquietante in un certo senso è il seguente ‘Pacchetto Umanitario’ in dotazione alle forze di occupazione che contiene, tra le altre cose, una guida dettagliata su come comunicare con la popolazione civile ucraina per diffondere le narrazioni della propaganda russa. Di seguito alcuni esempi tradotti:
1) Non usare termini quali uccisi, sparati, eliminati, liquidati, etc. con riferimento alle forze/autorità ucraine (nel testo originale vengono chiamati cani, criminali, e difesa territoriale). Avrebbe un effetto estremamente negativo sulla popolazione civile. Dire invece: ‘il problema è stato risolto’
2) Alla domanda ‘Chi sarà in comando, Russia o Ucraina?’ evitare di rispondere con espressioni come Morte all’Ucraina! Qui è già Russia, Dimenticate l’Ucraina. Dire invece: ‘Il popolo deciderà per sé stesso come vivere e chi eleggere’. Questo consentirà di spostare la responsabilità dalla Russia alla popolazione locale e la loro capacità di assumersi responsabilità per un certo periodo.
3) Alla domanda ‘Cosa ci fate qui?’ rispondete ‘Siamo in una missione umanitaria. Abbiamo portato cibo e altri rifornimenti perché il vostro governo vi ha abbandonato. Dove sono le forze dell’ordine?’ Non c’è bisogno di parlare della ‘popolazione del Donbas bombardata’. La popolazione locale non ci crede. Rispondete a domande con altre domande che forzino l’interlocutore ad essere nella posizione di dovervi rispondere.
4) Alla domanda ‘Perché siete armati?’ rispondete ‘Non abbiate paura. Siamo qui per sostituire la polizia che è fuggita. Ci sono criminali e saccheggiatori per le strade che Zelensky ha messo in libertà e armato. Solo a Kyiv ha fatto distribuire a questi criminali 25,000 fucili.’ Non usare mai la parola ‘guerra’. Non rispondiamo a domande sulla guerra. Rispondiamo solo a domande a cui abbiamo una risposta e cioè che l’amministrazione locale è scappata. La cosa più importante è disseminare nella mente della popolazione l’idea che il governo ucraino è debole e che verranno abbandonati senza cibo, pensione, e stipendio.
5) Se vi dicono di non avere elettricità e che abbiamo bombardato le centrali e le linee di corrente, rispondete: ‘Viviamo anche noi qui è siamo senza elettricità, perché mai colpiremmo le centrali e le linee che ci danno corrente?’ Raccontate che le autorità e la polizia ucraina nel ritirarsi hanno fatto saltare le centrali e le linee di corrente perché non gliene frega niente della popolazione. Oppure dite che l’intero nord dell’Ucraina è stato tagliato fuori dalle linee di corrente per ordine delle autorità di Kiev. Diamo sempre la responsabilità alle autorità ucraine dicendo che hanno tagliato la corrente e sono scappati abbandonando la popolazione.
6) Se vi chiedono se siate russi o ucraini rispondete ‘Siamo sia russi che ucraini, ma la cosa più importante è che siamo ortodossi e nulla ci divide’. Se vi trovate in una discussione con qualcuno, tirate fuori i gay pride, la spaccatura della Chiesa Ortodossa, la vendita di terra agli stranieri, e i biolaboratori. In quanto russi ci troviamo svantaggiati a discutere. 9 anni di propaganda hanno danneggiato la nostra immagine.
7) Non diamo la colpa di tutto ai khokhol (insulto razzista per riferirsi agli ucraini) e all’Ucraina in generale. Incolpiamo invece le marionette Poroshenko e Zelensky e i loro maestri burattinai, gli Stati Uniti. Inizialmente infatti, prima della formazione di una nuova amministrazione e legislazione, per necessità dovremo continuare ad usare i termini ‘Ucraina’ e ‘Ucraini’.
8) Ora che siamo arrivati riporteremo ordine. Temporaneamente aiuteremo la popolazione locale a trovare fra di voi persone per bene che siano disposte ad aiutare i loro concittadini assumendosi delle responsabilità.