La Sicilia sta affrontando una crisi idrica senza precedenti, con siccità sempre più frequenti e intense che minacciano l'agricoltura, l'approvvigionamento idrico e l'ecosistema regionale.Questo articolo esplora le cause della siccità in Sicilia e propone un approccio integrato per affrontare il problema in modo sostenibile
La siccità è un fenomeno complesso che può essere definito in vari modi, concentrandosi sulle cause climatiche o sugli effetti della mancanza di pioggia. Una delle definizioni più complete, descrive la siccità come “una riduzione temporanea e significativa della disponibilità idrica su un'ampia area, rispetto ai valori normali per quella regione". Questo la distingue dall'aridità, che è una caratteristica permanente di un clima secco.
La siccità può manifestarsi in diversi modi:
Ogni tipo di siccità causa impatti ambientali, economici e sociali che variano in base alla durata e all'intensità del fenomeno.
La Sicilia sta affrontando una delle peggiori crisi idriche degli ultimi decenni, con una situazione di siccità particolarmente grave che sta colpendo quasi tutte le province. Negli ultimi cinque mesi, la mancanza di piogge regolari e la presenza costante di alte pressioni hanno drasticamente ridotto la disponibilità d'acqua, facendo scendere i livelli dei laghi artificiali a minimi storici. Questo ha costretto le autorità a introdurre un razionamento dell'acqua, che attualmente coinvolge 160 comuni su 391, con una riduzione dell'erogazione fino al 45% in alcune aree.
La crisi idrica in Sicilia è aggravata da problemi infrastrutturali cronici: le reti idriche, ormai obsolete e prive di una continua manutenzione, disperdono più del 50% dell'acqua immessa, con punte che raggiungono il 63% a Ragusa. Nonostante l’urgenza della crisi, il riutilizzo delle acque reflue rimane quasi un miraggio a causa della mancanza di depuratori adeguati e di infrastrutture per lo stoccaggio e la distribuzione. In Sicilia, solo il 20% degli impianti di depurazione attivi opera con autorizzazioni valide, mentre molti funzionano senza autorizzazioni o con autorizzazioni scadute, compromettendo ulteriormente la gestione delle risorse idriche.
Questa inefficienza ha gravi conseguenze per l'agricoltura e l'allevamento, settori già duramente colpiti dalla siccità e dalle anomalie climatiche, con un deficit idrico che rende difficile la gestione delle colture e l'allevamento di animali. Il governo regionale ha riconosciuto la gravità della situazione, dichiarando lo stato di emergenza e pianificando interventi sulle infrastrutture idriche, ma i fondi per realizzare queste opere sono ancora in fase di reperimento.
Nel frattempo, l'inadeguatezza delle reti idriche e dei sistemi di depurazione continua a esacerbare una crisi idrica che ormai minaccia non solo l'agricoltura ma anche l'accesso all'acqua potabile per i cittadini siciliani.Inoltre, molti invasi e bacini artificiali, fondamentali per accumulare riserve idriche, sono in uno stato di degrado o non funzionano a pieno regime.
Per affrontare l’emergenza, l’amministrazione dell’isola ha dichiarato lo stato di calamità naturale, ma è evidente che servono interventi strutturali significativi. Questa dichiarazione è stata ufficialmente resa nota dal governo regionale il 9 febbraio 2024.
La decisione è stata presa in risposta a una situazione particolarmente critica, con volumi d'acqua negli invasi sotto il livello di guardia e danni significativi per l'agricoltura e l'allevamento. La Sicilia è l'unica regione d'Italia, e una delle poche in Europa, ad essere in "zona rossa" per la carenza di risorse idriche.
La Sicilia ha dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio a causa della siccità, accogliendo la richiesta fatta dall’assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino. Il governo regionale ha anche istituito un'unità di crisi per individuare e attuare interventi urgenti volti a mitigare l'impatto della siccità, con particolare attenzione alla salvaguardia del settore agricolo e zootecnico. L’obiettivo è fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole, garantendo sufficienti volumi d’acqua.
Secondo lo European Drought Observatory di Copernicus, l’isola fa parte dell’1,2% di territorio europeo dove l’emergenza siccità è conclamata. La situazione meteorologica degli ultimi mesi ha comportato una notevole diminuzione dei volumi d’acqua negli invasi, impedendo una regolare irrigazione dei terreni per sostituire la mancanza delle piogge.
Il governo regionale della Sicilia ha incaricato l’unità di crisi, recentemente istituita e ora integrata dai dirigenti dei dipartimenti Bilancio e Programmazione, di individuare possibili interventi strutturali da eseguire con urgenza. "Il governo regionale ha anche istituito un'unità di crisi per individuare e attuare interventi urgenti volti a mitigare l'impatto della siccità, con particolare attenzione alla salvaguardia del settore agricolo e zootecnico[...]" ha sottolineato l'assessore Sammartino. La Regione Siciliana continuerà ad attuare il programma di reti irrigue finanziate nel 2023, e ha previsto la realizzazione di 315 laghetti collinari per fronteggiare l’emergenza idrica.
Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi, ha commentato: "Si stanno delineando le condizioni per un'altra estate d'emergenza idrica con gravi ripercussioni soprattutto per l’economia agricola."
A seguito del Decreto siccità, presentato da Luca De Carlo (FdI) e Raffaele Nevi (FI) del 30 maggio 2023. In Sicilia è stata autorizzata la sperimentazione in campo di piante sviluppate tramite le Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) o New Genomics Techniques (NGT). Questa iniziativa, parte di un più ampio progetto nazionale, mira a sviluppare colture più resistenti alle condizioni climatiche avverse e alle malattie. Le TEA permettono modifiche genetiche senza l'inserimento di DNA estraneo, diversamente dagli OGM tradizionali. In Sicilia, queste tecniche sono particolarmente importanti a causa delle sfide poste dai cambiamenti climatici, come la siccità prolungata. L'obiettivo è migliorare la sostenibilità delle colture, riducendo la necessità di trattamenti fitosanitari e aumentando la resa e la qualità delle produzioni agricole.
Il 30 maggio 2023, le Commissioni VIII e IX del Senato hanno approvato all'unanimità un emendamento al decreto Siccità per avviare la sperimentazione in campo delle TEA. Queste tecnologie, equiparate agli OGM dalla Corte di Giustizia UE nel 2018, sono state fortemente sostenute dai partiti di maggioranza e dagli imprenditori agricoli. Tuttavia, senza una legislazione europea che ne permetta la coltivazione, l'Italia non potrà andare oltre la fase sperimentale, nonostante l'importanza strategica di queste tecnologie per affrontare emergenze come la crisi idrica e i cambiamenti climatici.
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha accolto con favore l'emendamento, definendolo un grande passo avanti per la ricerca scientifica e per l’agricoltura, ma ha sottolineato la necessità di un inquadramento europeo per superare il limite della sperimentazione. Il CREA, principale ente di ricerca agricola italiano, ha coordinato il progetto Biotech, che ha sviluppato piante più sostenibili e resistenti tramite le TEA, come pomodori resistenti allo stress idrico, frumento duro resistente all’oidio, e agrumi arricchiti di composti antiossidanti.
Nonostante questi progressi, il dibattito sulle TEA rimane acceso. La "Coalizione Italia Libera da OGM" critica l'emendamento, sostenendo che rafforza un modello agricolo intensivo lontano dalla sovranità alimentare, e che le nuove biotecnologie non siano altro che strumenti per consolidare il controllo delle filiere agroalimentari nelle mani delle multinazionali. Le associazioni chiedono di rispettare il principio di precauzione e di promuovere l'agroecologia come alternativa più sostenibile.
Il deputato Filippo Gallinella, primo firmatario di una proposta di legge sulle TEA, sostiene che queste tecniche siano essenziali per aumentare la produttività agricola italiana, preservando la biodiversità e riducendo l'impatto ambientale. Le TEA, secondo Gallinella, permetteranno all’Italia di competere sul piano della sostenibilità agricola, integrando gli sforzi della Politica Agricola Comune (PAC) europea.
Le TEA rappresentano una risposta innovativa ai cambiamenti climatici e alla crescente domanda di cibo, ma la loro piena implementazione dipenderà dalla capacità dell'Italia e dell'Unione Europea di adottare una legislazione che ne consenta l'utilizzo oltre la fase sperimentale. Il confronto tra sostenitori e detrattori di queste tecnologie continuerà a essere un tema centrale nel futuro dell'agricoltura italiana.
La Sicilia attualmente usa una grande quantità di risorse idriche spesso in maniera inefficiente, l’irrigazione tradizionale dei campi risulta infatti molto più dispendiosa rispetto all’irrigazione a goccia; In Sicilia, circa il 60-65% delle superfici agricole irrigate utilizza ancora metodi tradizionali, come l'irrigazione a scorrimento. Il restante 35-40% è servito da sistemi di irrigazione a goccia, una tecnologia in crescita grazie ai suoi vantaggi in termini di risparmio idrico e aumento dell'efficienza delle colture. L'irrigazione a goccia può ridurre l'uso dell'acqua del 30-50% rispetto ai metodi tradizionali e diminuire la necessità di fertilizzanti, portando a un miglior rapporto costi-benefici per gli agricoltori, soprattutto in condizioni di siccità prolungata.
E’ un sistema di irrigazione altamente efficiente e mirato, progettato per fornire acqua direttamente alle radici delle piante in modo lento e costante, riducendo le perdite per evaporazione e scorrimento superficiale consentendo un risparmio significativo di acqua tuttavia installare gli impianti è costoso, il che rappresentano un ostacolo per le piccole aziende che formano il tessuto produttivo agricolo siciliano
Un altro strumento viene offerto dalla scienza conosciuta come geoingegneria. La geoingegneria è un insieme di tecniche e interventi volti a modificare deliberatamente l'ambiente terrestre per contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico. In particolare il Cloud seeding è una tecnica che prevede l'introduzione di sostanze chimiche, come lo ioduro d'argento o il cloruro di sodio, nelle nuvole per stimolare la formazione di gocce di pioggia. Questa tecnica può essere utilizzata per aumentare le precipitazioni in aree colpite da siccità. Tuttavia la validità del Cloud seeding è ancora dibattuta nella comunità scientifica. Alcuni studi hanno dimostrato effetti positivi ma non sempre i risultati sono replicabili o consistenti
Inoltre, potrebbero essere utilizzati i dissalatori, ovvero impianti che rimuovono il sale e altri minerali dall'acqua di mare per renderla potabile o utilizzabile per l'irrigazione. Il processo principale utilizzato è l'osmosi inversa, in cui l'acqua salata viene fatta passare attraverso membrane semipermeabili che trattengono il sale e altre impurità, lasciando passare solo l'acqua dolce.
Anche questa soluzione riporta come ostacolo la sua fattibilità economico e il suo alto dispendio energetico che potrebbero renderla non sostenibile dal punto di vista ambientale
La crisi attuale non è solo un problema di scarsità di approvvigionamento idrico; essa riflette un difetto sistemico e profondo nel modo in cui le risorse idriche della regione vengono gestite, in maniera efficiente e sostenibile nel lungo termine. Un'infrastruttura idrica inadeguata e mal mantenuta è una delle principali cause di questa crisi. Le tubature sull'isola sono spesso vecchie e soggette a frequenti rotture, con una conseguente perdita d'acqua che aggrava ulteriormente la situazione di carenza. La mancanza di una buona strategia di manutenzione e l'assenza di investimenti nelle reti idriche hanno contribuito a un progressivo declino del servizio. La perdita d'acqua, infatti, è uno dei fattori chiave, con tassi di perdita che raggiungono livelli insostenibili, aggravando una situazione già critica, soprattutto a causa della scarsità di risorse. Inoltre, l'isola soffre di una cronica mancanza di pianificazione sostenibile nell'uso delle risorse idriche. Negli ultimi decenni, l'eccessivo sfruttamento delle falde acquifere ha causato un drastico abbassamento del livello dell'acqua sotterranea, compromettendo non solo la quantità, ma anche la qualità delle risorse idriche rimanenti. Gli effetti di questo sfruttamento incontrollato minacciano la stabilità ecologica delle falde acquifere, con conseguenze potenzialmente devastanti per l'ambiente e la popolazione.
Per affrontare efficacemente questa crisi, è fondamentale un intervento su più fronti. Un piano di modernizzazione delle infrastrutture idriche dovrebbe prevedere l'installazione di nuove reti al posto delle tubature obsolete. Questo ridurrebbe le perdite d'acqua e migliorerebbe la qualità del servizio offerto ai cittadini. Allo stesso tempo, è necessario imporre regolamenti più rigorosi sulla manutenzione delle infrastrutture esistenti, obbligando i gestori delle reti idriche a ridurre le perdite a un livello sostenibile, prevenendo così ulteriori sprechi. Un'altra misura chiave riguarda la protezione delle falde acquifere, che deve diventare una priorità assoluta. Sono necessarie restrizioni più severe sull'estrazione eccessiva per preservare queste risorse vitali. Inoltre, devono essere attuati controlli rigorosi per prevenire l'inquinamento delle acque sotterranee, garantendo che l'acqua rimanga pulita e sicura per il consumo umano e per l'ecosistema.
L'urgenza di queste azioni è stata sottolineata anche dalle parole di Gaetano Galvagno, presidente dell'Assemblea regionale, che ha richiamato l'attenzione sulla necessità di un approccio strutturale e non solo emergenziale per risolvere il problema idrico in Sicilia. Galvagno ha evidenziato come la regione debba dimostrare una capacità di visione a lungo termine, implementando una strategia che vada oltre le soluzioni temporanee e che miri a garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche per il futuro. Anche se le tanto attese piogge potrebbero portare un sollievo temporaneo, è evidente che non possono essere considerate una soluzione alla crisi idrica siciliana. Senza una profonda riforma delle infrastrutture e della gestione delle risorse, ogni goccia d'acqua recuperata rischia di essere rapidamente dispersa o inquinata.
La Sicilia si trova quindi di fronte a una scelta: continuare a gestire le risorse idriche con metodi obsoleti e inefficaci o intraprendere una strada di rinnovamento e sostenibilità. Il futuro idrico dell'isola dipenderà dalle scelte che verranno fatte oggi e dalla capacità delle istituzioni di attuare le riforme necessarie per garantire acqua potabile e sicura a tutti i cittadini.
Per risolvere il problema -siccità in Sicilia- è necessario un approccio integrato e sostenibile che vada contemporaneamente a risolvere le cause di origine antropica che hanno causato il problema e che vada a considerare anche i possibili strumenti che la tecnologia ci offre. Un elemento chiave potrebbe essere la manutenzione e l'attivazione delle dighe, che possono migliorare significativamente la gestione delle risorse idriche.
Un'altra soluzione consiste nell'utilizzo delle acque chiare, ovvero acque reflue trattate, per l'irrigazione e il riempimento di bacini idrici, come proposto per il lago di Pergusa. Infine, è fondamentale promuovere l'adattamento delle comunità rurali, incoraggiando ad adattarsi alle comunità urbane implementando pratiche di gestione sostenibile dell'acqua.
Questo potrebbe includere l'adozione di tecniche di irrigazione più efficienti e la sensibilizzazione sull'uso responsabile delle risorse idriche, contribuendo così a ridurre la pressione sull'ecosistema e a migliorare la resilienza delle comunità locali di fronte ai cambiamenti climatici.