Discipline umanistiche vs scientifiche: analisi delle tendenze educative nella scuola italiana

Illustrazione tramite IA (R. Milani)

Negli ultimi anni, il dibattito sul ruolo dell'istruzione umanistica in Italia si è intensificato, accompagnato da una crescente preoccupazione per l'apparente “dominio” delle discipline tecniche e scientifiche. Le materie scientifiche sembrano guadagnare sempre più terreno nelle scuole e nelle università, mentre gli studi umanistici – una volta pilastro della cultura – rischiano di essere percepiti come obsoleti o poco utili nel mercato del lavoro moderno. A questo proposito nel dibattito comune si parla di un progressivo svuotamento dell'insegnamento delle discipline umanistiche a favore di una formazione orientata esclusivamente alla tecnica ed all'efficienza produttiva.

Ma è davvero così? Guardando il nostro sistema scolastico siamo davvero di fronte a una sostituzione totale dell'umanesimo con la tecnica, o questo è un fenomeno più complesso e sfumato? Questo articolo si propone di esplorare se tale percezione ha un fondamento reale e lo fa partendo da una rapida analisi del sistema scolastico nella scuola secondaria per poi arrivare ad esaminare dati concreti come il numero di iscritti per tipologia di corsi e relative aree disciplinari e l’evoluzione dei piani di studio e delle offerte didattiche per i diversi cicli di istruzione.

La Riforma Gentile del 1923 (1)

Nel 1923 Giovanni Gentile, allora Ministro della pubblica istruzione nel governo mussoliniano, introdusse un'importante riforma, la cosiddetta Riforma Gentile. È con questa riforma che nasce una sorta di culto della cultura umanistica, che viene così saldata nel sistema educativo italiano. Inoltre, la Riforma Gentile segnò la nascita di un’idea di scuola orientata non solo alla formazione del futuro professionista, ma anche a forgiare l’individuo adatto al futuro regime fascista. Dunque, è negli anni di questa riforma che la scuola secondaria assume il carattere gerarchizzante, classista e classicista che - seppur con le normali evoluzioni del tempo - ritroviamo ancora oggi. 
Nel dettaglio, dal punto di vista organizzativo, la riforma stabilì una netta distinzione tra licei da una parte ed istituti tecnici, professionali (la scuola complementare) e magistrali dall’altra. In particolare:

  • istituti medi d'istruzione di primo grado (cioè le nostre cosiddette scuole medie): scuola complementare, ginnasio e corsi inferiori degli istituti tecnici e magistrali.
  • istituti medi d'istruzione di secondo grado (le cosiddette scuole superiori): liceo classico, scientifico, femminile e corsi superiori degli istituti tecnici e magistrali. 


LA SCUOLA COMPLEMENTARE
La scuola complementare rappresentava il percorso di chi non intendeva proseguire gli studi accademici o di secondo grado e si proponeva di formare principalmente la futura classe lavoratrice. Non a caso nel 1928 queste scuole vennero trasformate in scuole di avviamento professionale, rafforzando così il loro ruolo di preparazione pratica per l’ingresso immediato nel mondo del lavoro. 

I PERCORSI LICEALI: CLASSICO, SCIENTIFICO, FEMMINILE
Nella riforma gentiliana i percorsi liceali avevano un elemento comune: offrivano una formazione di alto livello che prevedeva lo studio delle materie umanistiche in primis, come lingua e letteratura italiana, filosofia, storia e latino, discipline considerate fondamentali per lo sviluppo.

All’interno del liceo classico - percorso d’eccellenza che “ha per fine di preparare alle Università ed agli Istituti superiori” (art.39) - lo studio del latino e del greco, insieme a filosofia, storia e letteratura formavano il cuore di questo indirizzo volto alla formazione dell'élite intellettuale del paese.

Anche nei licei scientifici - scuole che “hanno per fine di sviluppare ed approfondire l’istruzione dei giovani che aspirino agli studi universitari nelle Facoltà di scienze e di medicina e chirurgia, con particolare riguardo alla cultura scientifica” (art.60) - l’istruzione scientifica era comunque subordinata all’insegnamento delle materie umanistiche: sì a matematica, fisica, chimica e scienze naturali ma anche a letteratura, filosofia, storia e latino. 

ISTITUTI TECNICI 
Negli istituti tecnici, allora come oggi orientati verso la formazione professionale (art.45) - in particolare “all’esercizio di uffici amministrativi e commerciali” (art.49) se si proseguiva con la sezione di commercio e ragioneria e “alla professione di geometra” (art.49) se si proseguiva con la sezione di agrimensura - si prevedeva ancora lo studio di materie scientifiche e tecniche come l’economia politica, la scienza finanziaria e statistica, la chimica, la fisica, ecc. ma sempre e comunque affiancate da materie prettamente umanistiche tra cui anche il latino nonostante queste scuole non avessero il compito di formare la futura classe dirigente ed intellettuale del paese, ma solo coloro che avrebbero dovuto ricoprire unicamente ruoli nel tessuto produttivo del paese. 

SCUOLA MAGISTRALE
La stessa situazione si ripeteva nella scuola magistrale - quella che “ha per fine di preparare gli insegnanti delle scuole elementari” (art.53) e nei licei femminili - che avevano per fine “d'impartire un complemento di cultura generale alle giovinette che non aspirano né agli studi superiori né al conseguimento di un diploma professionale” (art.65) - con una relativa prevalenza di materie umanistiche (vista anche la funzione di questi corsi). 

Dunque, ad eccezione delle scuole complementari - che erano quelle praticamente destinate alla futura classe lavoratrice -  in tutte le scuole secondarie era previsto come base lo studio della lingua e letteratura italiana, della storia e del latino. Questo avveniva anche in quelle scuole dichiaratamente destinate a coloro che intendevano assumere un ruolo nel sistema produttivo del paese (gli istituti tecnici) e coloro che intendevano proseguire i loro studi in campi prettamente scientifici, cioè la medicina e la chirurgia (liceo scientifico). L’idea sottesa era che lo studio di materie umanistiche come quelle sopracitate poteva formare cittadini consapevoli e futuri intellettuali: la tecnica da sola non bastava o, anzi, aveva un’altra funzione.

Gentile era un forte sostenitore dell’importanza ed essenzialità delle discipline umanistiche nello sviluppo di una coscienza critica ed una cittadinanza industriale, ma l’industrializzazione del paese prima e la tecnologizzazione che ci ritroviamo a vivere ora stanno mettendo a dura prova questa visione nei fatti anche se, a livello culturale, è ancora dura da scalfire. 


Il sistema scolastico oggi

Seppur la riforma Gentile abbia lasciato una forte eredità nel nostro sistema scolastico, questo oggi è diverso. Guardando sempre alla scuola secondaria, sia di primo che di secondo grado, oggi abbiamo le scuole medie unificate, che sono state istituite con la riforma della scuola media unica del 1962 (2) e le scuole superiori nei loro vari indirizzi, che ricordano molto quelli della riforma Gentile pur avendo subito alcuni adattamenti con la riforma Gelmini del 2010.(3)

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
Nella scuola secondaria di primo grado o scuola media è previsto lo studio obbligatorio di discipline base distribuite come segue (Tabella 1): italiano, lingua inglese e seconda lingua comunitaria, storia, geografia, matematica, scienze, musica, arte e immagine, educazione fisica e tecnologia, con l’aggiunta dell’educazione civica (che è inserita nell’area storico-geografica).

Alcune scuole prevedono una sorta di specializzazione attraverso dei percorsi a indirizzo musicale in cui, allo studio delle discipline obbligatorie, si aggiunge lo studio di uno strumento musicale, ma lo svolgimento di questi insegnamenti si svolge oltre l’orario obbligatorio. 

 settimanaleannuale
Italiano, Storia e Geografia9297
Attività di approfondimento in materie letterarie133
Matematica e scienze6198
Tecnologia266
Inglese399
Seconda lingua comunitaria266
Arte e immagine266
Scienze motorie e sportive266
Musica266
Tabella 1: DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 20 marzo 2009, n. 89

Provando a guardare la distribuzione delle varie discipline all’interno dell’orario annuale (tabella 1) in termini percentuali, le discipline umanistiche di base (che raggruppate sono italiano, storia, geografia) rappresentano il 31% contro il 21% di quelle scientifiche di base ovvero matematica e scienze (Figura 2).

Dunque, prevalgono ancora le materie umanistiche, le uniche prettamente scientifiche, anche se comunque impartite a un livello molto teorico e basilare, sono la matematica, la scienza e la tecnologia (comunemente conosciuta come disegno tecnico) e, intermedia all’ambito umanistico e scientifico, è forse la geografia (bisogna però valutare come a livello didattico è impartito lo studio di questa materia). Inoltre l’unico percorso specializzato previsto è quello musicale, che va chiaramente nella direzione di una formazione più umanistica che scientifica. 

Al netto di ciò sembra naturale chiedersi: cosa rende le materie umanistiche così centrali nella formazione scolastica, al punto da essere spesso privilegiate rispetto a quelle scientifiche come base dell'istruzione? Sarebbe più corretto ed auspicabile avere una distribuzione più equa tra i due ambiti o è giusto spingere in una direzione piuttosto che un'altra? 


SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
Proseguendo, per quanto riguarda la scuola superiore, la situazione si infittisce perchè gli ex indirizzi previsti dalla riforma gentiliana in realtà sono proliferati in una direzione che ricorda però ancora quella gentiliana. Nel dettaglio la scuola prevede i seguenti indirizzi:

  • licei, che sono ancora una volta dichiaratamente volti a fornire allo studente strumenti per comprendere la realtà e “competenze adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all'inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro”. I licei si compongono di tanti (forse troppi) indirizzi: 
    • liceo artistico
    • liceo classico
    • liceo linguistico
    • liceo musicale e coreutico
    • liceo scientifico tradizionale, liceo scientifico opzione scienze applicate, liceo scientifico sezione a indirizzo sportivo
    • liceo delle scienze umane tradizionale o liceo scienze umane ad opzione economico-sociale
    • liceo del made in italy
  • istituti tecnici, che si legano sempre a quei “settori fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del paese”. Anche questi prevedono numerosi indirizzi (nello specifico 11) ripartiti in due settori: quello economico e quello tecnologico.
  • istituti professionali, che, come il nome lascia intendere, “formano gli studenti ad arti, mestieri e professioni strategici per l’economia del paese”. Anche questi prevedono ovviamente diversi indirizzi, ancora una volta 11.

Infine, c’è una novità proprio di quest’anno, la cosiddetta “filiera formativa tecnologico professionale 4+2”. Questi istituti sono finalizzati a “offrire agli studenti una formazione vicina alle esigenze del mondo del lavoro che agevoli, al contempo, la prosecuzione degli studi nei percorsi di istruzione terziaria degli ITS, con il conseguimento finale, in sei anni, di un titolo di alta specializzazione tecnica”. Vista però la recentissima creazione di questi istituti, che sono nella loro fase di prova, è impossibile trarre valutazioni su questi istituti se non per evidenziare l’evidente tentativo di avvicinare la scuola al mondo del lavoro nel settore tecnologico. 

Qui, vista l’enorme proliferazione del numero di indirizzi previsti dalle varie tipologie di scuole (licei, istituti tecnici e professionali), risulta molto più complicato misurare la distribuzione delle materie a seconda del loro ambito disciplinare e perciò si rimanda questo a una futura discussione volta a sviscerare la riforma degli istituti superiori ed i vari indirizzi nel dettaglio.


Un po’ di dati sulla situazione attuale

FOCUS “PRINCIPALI DATI DELLA SCUOLA - AVVIO ANNO SCOLASTICO 2024/2025” 
Per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, il 20 settembre il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato i primi dati relativi alla scuola nell’anno scolastico appena iniziato, il 2024/25, che, pertanto, sono suscettibili di variazioni. 

Questo grafico ci mostra che ad oggi la metà degli studenti frequenta un percorso liceale, in particolare il 51,4%, e l’altra metà è distribuita tra istituti tecnici (31,8%) e professionali (16,8%).

DATI ISTAT - ISCRITTI SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO PER TIPOLOGIA

Figura 4: Scuole, ISTAT, Rielaborazione da

La situazione evidenziata sopra in realtà è a grandi linee confermata dal grafico nella Figura 4, che riporta i dati ISTAT 2022 relativi al numero di iscritti alla scuola secondaria di II grado per tipologia di scuola superiore. Nel 2022 la distribuzione era come segue: il 50% nei licei, il 33% nei tecnici e il 17% negli istituti professionali. Questo dato potrebbe portare a pensare a un andamento piuttosto regolare che vede la metà degli studenti iscritti nei percorsi liceali ed a seguire il resto distribuiti negli istituti tecnici e professionali.

E’ interessante però andare oltre la scuola secondaria e guardare anche il numero di laureati per ambito disciplinare. Nel 2023 attraverso i dati Almalaurea (Figura 5) sappiamo che il 32,8% ha conseguito una laurea nell’ambito economico, giuridico e sociale, il 27,8% in ambito STEM, il 21,2% in ambito artistico, letterario ed educativo ed infine il 18,3% in ambito sanitario ed agro-veterinario. Qui, provando a ricostruire l’ambito umanistico (unendo quello artistico, letterario ed educativo a quello economico, giuridico e sociale) e quello scientifico (formato da STEM e settore sanitario e agro-veterinario), è possibile notare come prevalga ancora una volta quello umanistico con il 54% contro il 46% di quello scientifico.

Conclusione

Figura 5: Laureati 2023 per genere, Almalaurea

Dunque, all'interno dell'ambito educativo, l’ambito umanistico sembra prevalere su quello scientifico sia osservando le dinamiche interne al sistema scolastico sia guardando i dati relativi al numero di iscritti negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado sia analizzando il numero di laureati. Va specificato che quest’analisi non intende alimentare schieramenti o preferenze, né spingere verso una direzione piuttosto che un'altra, ma si propone di offrire uno sguardo oggettivo sulla realtà dei dati. L'obiettivo è capire se la credenza - diventata talvolta paura - secondo cui le discipline scientifiche prevalgono su quelle umanistiche sia fondata o meno. Dai dati qui esaminati (che non sono rappresentativi in modo esaustivo dei due ambiti), sembrerebbe di no, o almeno non nei settori presi in considerazione.

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