Qualche dato sull’Italia
La maggior parte delle aziende Italiane sono aziende piccole e improduttive a conduzione familiare, circa il 93% e La maggior parte dei capi azienda ha 75 anni e ben il 35% di essi possiede al massimo un titolo di scuola media. Queste piccole aziende dipendono soprattutto dalla domanda locale e dai sussidi erogati dall’unione europea
La PAC è allora da eliminare?
Risposta breve, No. Ma va rivista la ripartizione dei pagamenti.
I sistemi agricoli europei,rappresentano un “bene pubblico”. Infatti la politica agricola interviene per tutelare l’ ambiente, la sicurezza alimentare, ci sono politiche di sviluppo rurale, gli investimenti in innovazione e l’insediamento di giovani agricoltori, ed è su questi aspetti che la politica agricola comune deve puntare.
Possiamo competere col mercato globale senza sussidi?
Dipende, se vogliamo competere ad esempio con il Sud America per le esportazioni di materie prime, allora siamo destinati a perdere, l’Europa, ma in particolare l’italia, non gode di grandi estensioni di terreno.
Tuttavia se spingessimo le imprese ad investire su sistemi più efficienti utilizzando TUTTE le tecnologie moderne ( Biotecnologie comprese) potremmo sicuramente migliorare il bilancio import/export e risultare meno dipendenti da nazioni che non rispettano nemmeno i nostri stessi standard ambientali ( anzi spesso per produrre di più per esportare in europa, aggravano la situazione). E in particolare la cosa su cui dovremmo puntare non potendo competere nella produzione di materie prime, è sulla Trasformazione.
D’altronde le aziende alimentari italiane più grosse e importanti ( Ferrero e Barilla) non si occupavano di produrre materie prime, bensì di prodotti industriali.
Take at home message e conclusioni
-l’intensificazione sostenibile: in sintesi, produrre di più con meno input (o meglio aumentare il rapporto tra output e input, mantenendo almeno l’output) usando le innovazioni tecnologiche.
-Puntare non a sistemi agricoli come quello Americano, Ucraino o del sud America che dispongono di grandi terreni, bensì alla trasformazione che crea valore aggiunto, all’innovazione, o a produrre prodotti di nicchia che però possiedono particolari caratteristiche che permettono di alzare il prezzo del prodotto finale.
-Va incentivata la “fusione” di aziende piccole, in aziende più grandi.
Gli ostacoli a questo sono:
-un'elevata efficienza dell’uso economico e ambientale di determinate tecnologie (i principi attivi, le biotecnologie tanto vituperate in Italia, etc.) necessita di grandi capacità tecniche da parte degli agricoltori e aziende grandi, ben integrate nella filiera e poco frammentate, che mal si coniugano con una grossa fetta del panorama aziendale italiano (ma anche europeo).
-Gli imprenditori agricoli attualmente sono troppo poco istruiti
Bisogna tornare a parlare di agricoltura e mercato, agricoltura e scienza, agricoltura e innovazione piuttosto che elemosinare dalle casse pubbliche in maniera indiscriminata senza nessun incentivo ad essere più produttivo dell’anno prima.