La tassonomia fissa sei obiettivi: 1) mitigazione del cambiamento climatico; 2) adattamento al CC; 3) uso sostenibile delle risorse idriche e marine; 4) economia circolare; 5) prevenzione e controllo dell’inquinamento; 6) protezione e ristoro della biodiversità.
Tali condizioni prevedono, in sintesi, che l’impianto a gas sostituisca impianti più inquinanti, abbia una potenza simile, non sia tecnicamente o economicamente possibile utilizzare le rinnovabili, e sia predisposto a usare H2 o biometano dal 2035. Sotto queste condizioni, quanto sono elevate le emissioni ammissibili? Ci sono due possibilità. La prima è di non superare i 270 gCO2/kWh** (contro un valore normale di esercizio, in Italia, di poco inferiore ai 400 gCO2).
Oggi è praticamente impossibile rispettare tale soglia, a meno che una parte della CO2 non sia catturata o che l’impianto sia alimentato da metano miscelato con una quota molto elevata di biometano o idrogeno (tranne forse qualche impianto cogenerativo).
Alternativamente, l’impianto può produrre un massimo di 550 kgCO2/kW/anno**, cioè lavorare per poche ore l'anno (circa 1300-1400 h). Questo significa che si tratta di impianti utilizzati principalmente per il bilanciamento del sistema e quindi ancillari alle fonti rinnovabili
I criteri della tassonomia sull’utilizzo del gas nella generazione elettrica sono estremamente restrittivi. Il gas può essere utilizzato sono limitatamente, per giustificato motivo, oppure se lascia un’impronta carbonica paragonabile alle rinnovabili. That’s all folks.
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*la soglia di 100 gCO2/kWh si riferiscono al ciclo vita;
**le soglie di 270 gCO2/kWh o 550 kgCO2/kW/anno si riferiscono alle emissioni dirette